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Corriere del Mezzogiorno, Barone: “Palermo in una situazione preoccupante”

PALERMO – Nessuno vuole prendersi la responsabilità di guidare una Palermo reduce da 10 anni di sindacatura che l’hanno condotta sull’orlo del fallimento, specialmente adesso che il governo nazionale è costretto a tagliare risorse agli enti locali per cercare di rimettere l’Italia in carreggiata. La pensa così Claudio Barone, segretario regionale della Uil, che in vista delle amministrative di maggio-giugno definisce «estremamente preoccupante» la situazione del capoluogo, visto che «c’è un rischio di default molto forte» e per questo «probabilmente nessuno ancora affronta la campagna elettorale spiegando come la si potrà affrontare».

«Ci sono alcune candidature di centrosinistra ma non si capisce quale sarà quella buona – spiega Barone – C’è una candidatura outsider che è quella di Marianna Caronia, mentre il centrodestra ancora non si capisce cosa voglia fare. Questi sono tutti ragionamenti che fanno capire la difficoltà dei soggetti politici a fare una scelta forte». Il numero uno della Uil regionale usa una metafora navale per fotografare la situazione: «Gli incrociatori non vogliono approdare in questo porto, e per questo mandano avanti i cacciatorpedinieri». Secondo Barone le forze politiche «non sembrano crederci fino in fondo» alla possibilità di risollevare Palermo, e per questo mandano avanti le seconde linee «anche se si tratta di persone brave e capaci. Ma che ancora non ci sia da parte dei principali raggruppamenti una scelta ben definita è un criterio oggettivo».

«Nessuno – sottolinea – sa come sarà governare Palermo, una città che è una polveriera». Barone ricorda che «l’amministrazione Cammarata era allineata con il governo Berlusconi e questo ha parzialmente mitigato i problemi della città. Oggi, invece, al di là del sindaco che prenderà il suo posto, sarà difficile aspettarsi particolari aiuti dal governo nazionale. Io non credo che Monti si scontrerà con la Lega per finanziare i precari del Comune di Palermo…». In un contesto simile il capoluogo siciliano rischia di sprofondare: «A Palermo è rimasto pochissimo. Il cantiere navale attraversa una crisi piuttosto seria e va verso un chiaro ridimensionamento, le attività produttive sono sempre di meno. Palermo – insiste il sindacalista – vive di stipendi pubblici in varie forme, da legittimi a precari: in un contesto del genere pensare a una condizione migliorativa, tra un buco di bilancio enorme e la ‘patata bollente’ Gesip, non è semplice». Turismo e razionalizzazione dei servizi, stop agli sprechi: Palermo può ripartire da qui. «Anche se è complicato farlo – conclude Barone – visto che in questi ultimi anni si è bruciato ogni tipo di risorsa per scopi clientelari».