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Primo Maggio, Cgil Cisl e Uil a Portella della Ginestra

Dopo vent’anni sono tornati a Portella della Ginestra per celebrare insieme l’anniversario dell’eccidio. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, hanno voluto ricordare così le 11 vittime di quel 1 maggio del 1947 quando, nella vallata, gli uomini del bandito Salvatore Giuliano aprirono il fuoco contro i contadini che manifestavano per l’occupazione delle terre incolte detenute dal latifondisti. Con le organizzazioni sindacali, diecimila persone e 130 pullman provenienti da tutta l’isola. Prima di dare il via alle celebrazioni i segretari generali hanno reso omaggio alle vittime della Strage di Portella della Ginestra, nel cimitero di Piana degli Albanesi, davanti alla piccola cappella, in breve momento di preghiera guidato dal vescovo di Piana. Poi sono stati letti i nomi delle vittime e un carabiniere ha suonato con la tromba “Il silenzio”. A seguire il corteo dalla Casa del Popolo, lungo il corso principale di Piana degli Albanesi, via Giorgio Kastriota, per sfilare nelle strade della cittadina siciliana e dirigersi quindi a Portella della Ginestra al Memoriale dell’eccidio, dove si sono tenuti gli interventi dei tre segretari e di tre lavoratori, la lettura dei nomi delle vittime e un breve intervento del superstite Serafino Petta. “Bisogna continuare a lottare per affermare i valori della legalità sempre, contro tutte le mafie e contro tutti i soprusi – ha affermato Barbagallo -. In questo senso, anche il mondo del lavoro ha rappresentato un argine alle ingiustizie sociali, ma il lavoro oggi non è giustamente e adeguatamente valorizzato. Il lavoro è l’architrave su cui è fondata la nostra Costituzione e in cui affondano le nostre radici. Dobbiamo recuperare il senso profondo di quel valore per puntare allo sviluppo di tutto il Paese. Perché questa speranza si trasformi in realtà, occorre cominciare dal nostro Mezzogiorno”. E il segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone, ha aggiunto: “In Sicilia il tasso di disoccupazione resta fra i più alti d’Italia e sempre più giovani scelgono di emigrare. Non ci sono stati interventi per l’agricoltura e il turismo, settori che avevano dato timidi segnali di ripresa. Ha chiuso il Petrolchimico di Gela mentre pochissimo si è visto per la reindustrializzazione dell’area di Termini Imerese, dopo la chiusura della Fiat con il conseguente crollo dell’export di prodotti della raffinazione e della meccanica. Per non parlare del settore della Formazione e dei Call Center, con migliaia di lavoratori in mezzo alla strada. Improvvisazioni, promesse e demagogia ma nessun fatto concreto nonostante le costanti richieste di questo sindacato di affrontare le vertenze. Lo confermiamo ancora una volta: la politica del governo Crocetta è stata assolutamente fallimentare. In un contesto in cui la politica siciliana continua a collezionare disastri, è certo che il sindacato rappresenta un punto di aggregazione capace, invece, di dare riposte concrete ai cittadini. Non solo attraverso la contrattazione nei posti di lavoro, ma fornendo soprattutto servizi essenziali che non sono più garantiti dal welfare pubblico. E siamo pronti a riprenderci la piazza. Lo faremo – conclude Barone – se il governo regionale, approvata la Finanziaria, non darà risposte concrete alle emergenze siciliane. La politica deve smettere di fare solo campagna elettorale. Abbiamo il dovere di dare voce e speranza a chi crede ancora nel sindacato. Per questo consegneremo un’agenda di lavoro a chi verrà a governare nell’Isola. La Uil ha tutto lo spazio e la capacità per intraprendere un’azione forte per tutelare i lavoratori”.