È un carrozzone che l’Ars vuole chiudere. Ma a Sicilia e-Servizi, la società finita nell’occhio del ciclone per i software milionari pagati dalla Regione e per le operazioni poco trasparenti con il personale, la giunta Lombardo dà il via libera a 250 assunzioni e al riconoscimento di crediti per 63 milioni di euro, in parte nemmeno fatturati. E aprendo inoltre le porte a nuovi affidamenti alla controllata.
Ed è subito bagarre: il Pdl propone la mozione di sfiducia all’assessore all’Economia Gaetano Armao. “Armao ha scritto l’ordine del giorno, votato dall’Ars, che impegnava il governo a bloccare gli affidamenti a Sicilia e-Servizi e a chiudere la società, invece in giunta calpesta la volontà del parlamento”, attacca Innocenzo Leontini, capogruppo del Pdl, che tira in ballo anche il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici “con il quale sulla questione e-Servizi c’era stato un accordo politico chiaro in aula”. Secca la difesa dell’assessore: “La delibera sarà resa operativa solo previo parere delle commissioni Bilancio e Affari istituzionali dell’Ars, occorre comunque sbloccare i progetti già affidati e che servono alla Regione, come il sistema per i controlli sugli accessi negli assessorati”, dice Armao. Di certo il governo Lombardo ha preso atto della proposta di accordo con il socio privato di Sicilia e-Servizi, e cioè Sicilia e-Servizi Venture (a sua volta di proprietà di Engineering ingegneria informatica spa).
L’accordo prevede il via libera al cosiddetto “ripopolamento”, con 250 assunzioni in Sicilia e-Servizi. In azienda circola già una lista di persone da assumere nella società regionale tra quelle che lavorano, o hanno lavorato, per e-Servizi Venture.
Ed è una lista zeppa di parenti di politici: da Giuseppe D’Orsi, figlio del presidente della Provincia di Agrigento, a Giuseppe Storniolo, figlio della responsabile del cerimoniale della presidenza della Regione, a Giovanni Di Stefano, ex segretario dei giovani dell’Mpa e Vincenzo Lo Monte, fratello di Carmelo, deputato dell’Mpa. O, ancora, Nicola Barbalace, consigliere comunale del Pd a Messina, Deborah Civello, cognata del parlamentare del Pdl Francesco Scoma, Maria D’Aì, figlia del sindaco di Misilmeri (Pid) e Filippo Fraccone, consigliere comunale a Palermo passato dall’Udc all’Mpa. Ma l’assessore Armao assicura: “La selezione sarà fatta attraverso evidenza pubblica, non ci saranno corsie preferenziali per nessuno”.
Nell’atto d’accordo proposto in giunta dal ragioniere generale Vincenzo Emanuele e da Emanuele Spampinato per Sicilia e-Servizi, la Regione s’impegna poi a versare i 63 milioni di euro di crediti vantati dalla società, anche se “in relazione a tale crediti sono state emesse fatture per il limitato importo di 38,4 milioni”. Ma c’è di più: la Regione anticipa anche 35 milioni che invece dovrebbe versare a Sicilia e-Servizi il socio privato. “La Regione ha già finanziato questi crediti con progetti affidati a e-Servizi, tutto è stato vistato dalla Corte dei conti, adesso si sbloccano le somme nel tentativo di far lavorare a pieno regime la società su vecchi progetti”, dice Armao. L’opposizione annuncia una mozione di sfiducia ad Armao e un esposto alla Corte dei conti.
“Non capiamo perché una società regionale deve assumere 250 persone se in questi anni il socio privato ha avuto 150 milioni di euro per formare personale del settore”, dice il deputato Fabio Mancuso. “Armao sta calpestando le prerogative dell’Ars – dice il capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini – Abbiamo votato un ordine del giorno scritto dallo stesso Armao che impegnava il governo a sospendere gli affidamenti a Sicilia e-Servizi e ad avviare le procedure per chiudere la società. Invece in giunta fa esattamente l’opposto e garantisce perfino i crediti del socio privato: deve dimettersi subito”.