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Qualità della vita, la Sicilia arretra

“Se tutte le province siciliane giacciono negli ultimi venti posti della classifica Sole24Ore per qualità della vita e quasi tutte peggiorano il proprio piazzamento, c’è poco da giocare con le parole e tentare difese d’ufficio. Servono proposte e soluzioni, ma da cercare assieme perché sbaglia sempre chi ascolta solo le proprie ragioni. Lo hanno detto oltre 10 mila persone nella grande manifestazione sindacale del 20 novembre con Pierpaolo Bombardieri, lo ribadiamo oggi”.
La segretaria generale della Uil Sicilia, Luisella Lionti, commenta così il Rapporto annuale sulla qualità della vita nelle province italiane pubblicato dal Sole24Ore. “Sono molti gli spunti di analisi, spesso di amare riflessioni, che vengono suggeriti dal rapporto. Almeno su due vorrei soffermarmi, poiché sono la sintesi di criticità drammatiche e risorse minacciate nella nostra Isola. Mi riferisco, innanzitutto, all’ultimo posto di Palermo per famiglie con Isee bassa, inferiore a 7 mila euro annue. È la prova di un disagio che si somma a disagio e che noi sperimentiamo ogni giorno nei nostri uffici di servizio alle persone, a partire dalla rete capillare degli uffici di patronato Ital. Siamo tanto consapevoli della sofferenza sempre più grave e profonda delle famiglie, quanto certi del fatto che la risposta era e resta il lavoro. Ma lavoro vero, sicuro, dignitoso!”.
“A proposito di occupazione – conclude Luisella Lionti – va sottolineato come Siracusa sia la peggiore tra le province siciliane nel confronto con il Rapporto 2022, avendo perso ben quattordici posizioni, e che resti comunque tra le migliori realtà del Paese per quota di export sul PIL. Se quella luce resta malgrado tutto accesa in terra aretusea, è evidentemente merito del polo petrolchimico che va difeso, come la Uil ha sempre fatto, da chi si ostina a parlare di transizione energetica senza coniugare ciò con la necessaria salvaguardia socioeconomica dei territori. E intanto continuiamo ad attendere risposte alla nostra denuncia sulle stranezze di un Piano di ripresa e resilienza, il Pnrr, che punta sulla transizione ma non prevede risorse per il futuro dei poli petrolchimici siciliani”.