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Casse vuote alla Regione, niente aumenti per 20 mila dipendenti

PALERMO. La notizia è stata comunicata ufficialmente ieri dall’Aran ai sindacati: bloccato il rinnovo del contratto dei regionali, dirigenti compresi. E così il primo effetto della manovra correttiva è la sospensione (cancellazione, temono i sindacati) degli aumenti ai 20 mila dipendenti. Se ne riparlerà solo quando il governo troverà i soldi. Non prima di settembre, visto che la manovra correttiva sarà rinviata. L’Agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego doveva riunire ieri i sindacati per il rinnovo del contratto dei dirigenti: i vertici dell’amministrazione attendono due bienni economici, il 2006/2007 e il 2008/2009. Ma una lettera spedita alle segreterie ha informato del rinvio «a data da destinarsi». Poco dopo i sindacati hanno appreso che lo stesso rinvio è previsto per il contratto dei funzionari: in questo caso si tratta del biennio 2008/2009. «La Ragioneria generale – ha spiegato il direttore dell’Aran, Girolamo Di Vita – ci ha comunicato la non disponibilità dei fondi per il rinnovo contrattuale. In queste condizioni non possiamo andare avanti». Il rinnovo sarebbe costato 32 milioni all’anno per i funzionari e 16 per i dirigenti. I primi – che già hanno incassato circa 40 euro di vacanza contrattuale – avrebbero avuto aumenti fino a un massimo di 50 euro al mese. Ma l’intera operazione ha costi molto maggiori perché, spiega ancora Di Vita, «i rinnovi del 2008/2009 si riflettono negli anni successivi e così fino al 2011 la spesa è di 160 milioni. Ottanta sono già stati erogati come vacanza contrattuale ma gli altri sono da trovare». Con la Finanziaria il governo aveva già bloccato i rinnovi successivi al 2009. Dunque è uno stop totale. Che ha ricompattato i sindacati. La Uil, con Gianni Borrelli, ha annunciato lo stato di agitazione: «Il governo rinvia i tagli alla politica mentre i tagli al personale sono presto fatti». Anche i Cobas/Codir con Dario Matranga e Marcello Minio ritengono «inaccettabile lo stop» e invitano «tutte le sigle a mettere da parte le divisioni». I soldi per il contratto sono bloccati in attesa dei fondi Fas: 600 milioni destinati a coprire le rate del mutuo della sanità, in assenza dei quali dovranno essere utilizzate appunto altre risorse della Regione. In serata l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha parlato di uno stop temporaneo. Ma Cgil, Cisl, Uil, Sadirs, Cobas, Siad, Ugl e Dirsi hanno comunque proclamato lo stop al lavoro straordinario come forma di protesta. Lo stato di agitazione ieri è scattato anche all’Azienda siciliana trasporti dove Fit Cisl, Filt Cgil e Ugl con Amedeo Benigno, Franco Spanò e Giuseppe Scannella protestano perché la Regione ha bloccato mandati di pagamento per 11 milioni: 3,5 destinati alle retribuzioni e agli arretrati del personale e 7 ai fornitori, che adesso minacciano di non erogare il carburante. Lombardo ha incontrato i sindacati per la formazione professionale: «Ci ha garantito – ha raccontato un poco convinto Claudio Barone della Uil – che nella manovra correttiva verranno trovati anche i 60 milioni per completare il budget del 2011. Ma prima devono arrivare i fondi Fas». Giacinto Pipitone

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Palermo, scatta lo sciopero dei lavoratori dell´Accenture

Palermo. Gli oltre 300 lavoratori del call center Accenture di via Ugo La Malfa a Palermo hanno proclamato stamane otto ore di sciopero. Lo rende noto la Uilcom, secondo cui “i dipendenti protestano perche´ l´azienda ha presentato un piano industriale che registrava un esubero del 35% di costi riguardante il personale e per la mancata aggiudicazione di nuove commesse”. I 320 lavoratori hanno manifestato con bandiere e striscioni davanti alla sede del call center. Al presidio organizzato da Cgil, Cisl Uil e Ugl sono presenti i sindacalisti della categoria delle telecomunicazioni. Lo sciopero e´ stato indetto perche´ una commessa con l´Enel acquisita per Palermo e´ stata spostata al call center di Napoli con la perdita a Palermo di 40 postazioni di lavoro.

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Beni culturali, accordo Regione-sindacati

PALERMO. Quattro ore di lavoro in più a settimana che corrispondono a un aumento di cento euro al mese in busta paga. Scatta dal primo agosto l’applicazione dell’accordo che cambia l’impiego di circa 230 custodi in servizio presso la Beni culturali spa. Tutta da verificare, invece, la possibilità di aprire stabilmente al pomeriggio tutti i musei e i siti culturali siciliani. L’accordo fra la Regione e i sindacati è il secondo in meno di un anno. Già a febbraio il personale ex Spatafora, Miraglia e dell’azienda Grassi era passato da un contratto part time di 20 ore settimanali a uno analogo da 24. Ora si arriva fino a 28 ore settimanali con un costo di circa 800 mila euro. Almeno 140 dei 230 lavoratori interessati sono impiegati a Palermo: il resto è in servizio nelle altre province dell’Isola. Secondo i sindacati l’accordo che sta per entrare in vigore permetterà l’aumento delle giornate di apertura pomeridiana di musei e siti archeologici. E da ciò la Regione ricaverà anche un aumento dei biglietti staccati e dunque degli incassi. Ma per Gianni Borrelli della Uil Fpl «è impossibile immaginare l’apertura stabile pomeridiana dei siti culturali». Per i sindacati la soluzione è la trasformazione dei contratti da part time a full time. Ma l’assessore regionale ai Beni culturali, Uccio Missineo, non ci sta: «Con questo accordo avremo circa mille ore di lavoro in più ogni mese da distribuire nei siti principali. Credo che con una attenta turnazione si può arrivare ad aprire tutti i giorni. Controllerò affinchè sia così». La trattativa sui custodi dei beni culturali è nata proprio dopo che a Palermo (ma anche in altre province) si sono moltiplicati i casi fra l’anno scorso e quest’anno di turisti che hanno trovato chiusi i cancelli. Il caso più eclatante fu al museo Abatellis di Palermo. Ma in passato lo stesso problema si è verificato alle rovine di Segesta. Adesso però fra Regione e sindacati si apre un’altra partita, perchè all’indomani dell’accordo la Uil ha sollevato il caso dei lavoratori che, pur inquadrati come custodi, vengono impiegati in assessorato come amministrativi. Sottraendo così personale che potrebbe garantire l’apertura oltre gli orari attuali. Per Gianni Borrelli: «Una trentina di persone assunte per stare nei musei viene utilizzata in assessorato in violazione della delibera di giunta che ne ha autorizzato l’assunzione». E in più, prosegue Borrelli, «da alcuni mesi centinaia di lavoratori ex Pip sono stati assegnati al dipartimento Beni culturali e alla Sovrintendenza di Palermo. Ma molti di loro vengono utilizzati con mansioni amministrative». Missineo assicura che nei prossimi giorni scatterà una verifica sull’impiego di personale negli uffici. Ma l’assessore spegne anche le speranze dei sindacati: «È difficile in questa fase prevedere che si possa andare oltre le 28 ore di impiego di questo personale. Loro chiedevano almeno 30 ore, noi proponevamo 26. Si è giunti a una mediazione su 28. Ma il contratto full time non è all’ordine del giorno. Dobbiamo invece lavorare sull’ottimizzazione della turnazione».

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Formazione, sindacati in piazza il 7 luglio

Cgil Cisl e Uil siciliane hanno proclamato per il 7 luglio lo sciopero generale dei lavoratori della formazione professionale, che in mattinata terranno una manifestazione davanti palazzo d’Orleans. La decisione e’ scaturita dall’attivo unitario dei lavoratori delle tre sigle, svoltosi oggi a Palermo, per discutere dei problemi del settore e di un documento unitario dei sindacati confederali e di categoria, che e’ stato inviato al governo regionale e all’Ars. Cgil, Cisl e Uil assieme a Flc e Cisl e Uil scuola chiedono alla Regione di rendere disponibili entro luglio i 60 milioni annunciati dal governatore, necessari a sbloccare gli stipendi e per garantire percorsi di sostegno al reddito. Sollecitano, inoltre la definizione. assieme ai sindacati, di un piano di riorganizzazione che dia corpo al fondo di garanzia e agli ammortizzatori sociali. “Al ministero del Lavoro – sostengono Cgil, Cisl e Uil- la Regione deve chiedere inoltre l’applicazione, nell’Isola, della procedura nazionale per gli ammortizzatori in deroga”. Per i sindacati il governo regionale deve aprire un “tavolo di crisi” sul settore, perche’, come dice il titolo del loro documento “I lavoratori siciliani della formazione non devono continuare a pagare gli effetti degli errori del governo regionale”. La nota, mette a fuoco la “situazione attuale di emergenza sociale” e disegna in proposito “l’assetto di prospettiva”. Al primo punto, “l’emergenza stipendi e occupazione” che, per Cgil Cisl e Uil, necessita di “interventi rapidi e specifici”. E riguardo ai 60 milioni dichiarati dal governo, è necessario, scrivono, che siano adottati, immediatamente, gli “atti amministrativi e legislativi occorrenti”. Lo stanziamento, precisano, “in conseguenza dell’impossibilità di avviare in tempo utile le attività formative finanziabili con l’Fse”, dovrà dare copertura alle attività di formazione per il 2011 e anche al fondo di garanzia per i lavoratori. Cgil Cisl e Uil denunciano “l’assenza di capacità di programmazione e attuazione dei necessari interventi di riorganizzazione del settore; la superficialità e l’approssimazione che hanno caratterizzato il governo dell’intero sistema formativo”. Ma anche “le responsabilità di taluni enti che non hanno gestito con equilibro, le attività”. Così, è saltata l’intera architettura, affermano. Fanno anche un rapido excursus. Il costo del Prof cresce da un decennio almeno. E questo, “per l’aumento degli enti ammessi a finanziamento; per l’incremento delle ore finanziate; per la differenziazione del costo orario gradualmente introdotto tra enti”. Parallelamente si è registrata, osservano i sindacati, una “situazione di rilevante esubero di personale, concentrata prevalentemente nell’area amministrativa”. Ora, è tempo di una svolta. E di ridisegnare un sistema nuovo. Per questo occorrono, tra l’altro, “l’albo unico dei lavoratori del settore” e la “riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori in esubero”. Inoltre, la programmazione delle attività dovrà essere triennale. E il nuovo sistema di accreditamento degli enti dovrà essere fondato, insistono Cgil Cisl e Uil, sul “rispetto della legislazione vigente e di parametri oggettivi”. Al riguardo, i sindacati indicano, specificamente: il Durc, il rispetto del contratto nazionale di lavoro, l’applicazione della legislazione del lavoro, la certificazione di qualità, la rendicontazione degli anni precedenti, la regolare tenuta del bilancio d’esercizio”.