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Salute mentale, Consulta regionale: “In Sicilia situazione disastrosa e dalla Regione il silenzio”

Palermo, 26 giu- In Sicilia per la Salute mentale si spende per residente il 36,3% in più rispetto alla media nazionale ma nonostante questo l’assistenza è “lontana da standard minimi di qualità ed efficacia”. La denuncia viene dalla Consulta regionale, un cartello di una ventina tra sindacati, associazioni anche di familiari, enti, fondazioni, società scientifiche, centrali cooperative, strutture private accreditate, che ha presentato oggi in conferenza stampa un report sull’argomento, assieme a una serie di proposte e alla richiesta al governo regionale di insediamento di un tavolo permanente con l’obiettivo del miglioramento della situazione attuale, definita “disastrosa”. Giovedì 29 giugno i promotori dell’iniziativa terranno un sit- in di protesta a partire dalle 10 davanti all’assessorato regionale alla Salute. Il documento in realtà è stato consegnato all’assessore regionale alla Salute lo scorso dicembre “ma finora- ha detto Fiorentino Trojano, psichiatra- non abbiamo avuto alcun riscontro nonostante si tratti di un testo che pone problemi urgenti e delinea soluzioni, firmato da un’ampia rappresentanza del mondo della Salute mentale”. L’assistenza in salute mentale, sostiene la Consulta, sconta un modello organizzativo obsoleto, orientato sulla lungodegenza, che vede da un lato un boom di permanenze nelle comunità terapeutiche assistite, 1.900 giorni rispetto ai 1.059 del resto d’Italia, dall’altro reparti ospedalieri con posti letto sottodimensionati visto che su 515 posti letto previsti ne sono attivati solo 328, personale insufficiente, multiprofessionalità nei Dipartimenti di salute mentale venuta meno. Mancano psichiatri, infermieri professionali, psicologi, assistenti sociali, terapisti della riabilitazione, “figure fondamentali per far fare un salto di qualità al sistema”, ha rilevato Gaetano Agliozzo, segretario generale della Fp Cgil Sicilia aggiungendo che “le carenze del sistema le scontano sia i pazienti che le loro famiglie. Noi sollecitiamo la Regione a rivedere il sistema – ha sottolineato- secondo le linee e le proposte che indichiamo nel documento”. “La vertenza- ha detto Nunzio Storaci, presidente del consiglio regionale Anaao- deve approdare anche sul tavolo del Presidente della Regione”. Tra le note dolenti le strutture semiresidenziali inferiori sia per numero che per posti letto rispetto alla media nazionale ( 27,6 per 100 mila abitanti contro 30/100 mila) sia per gli accessi che nell’isola sono il 25,8% in meno, ma anche “l’inserimento inappropriato di pazienti giudiziari nelle comunità terapeutiche ( Cta)- dice il documenti- che prevederebbero ricoveri su base volontaria per riabilitazione e che invece si vedono impegnate ad assolvere un ruolo per le quali non sono preparate, né strutturalmente né a livello organizzativo”. Nelle Cta di Trapani, il 50% dei ricoverati sono pazienti psichiatrici destinatari di misure cautelari e di sicurezza, a Messina e Catania il 40% a Palermo il 20% ma un gruppo di circa 14 persone ha sforato il tempo massimo di 6 anni di permanenza. Va peggio per i pazienti più gravi, con i 23 milioni del budget salute inattivati a tutt’oggi dalle Asp che stanno ancora istituendo gli albi mentre una di esse, Siracusa, ha dichiarato che ne attiverà solo per 8 pazienti non stanziando i due milioni previsti. “Si tratta dell’ 0,2% sul bilancio delle Asp – ha detto Giuseppe Raimondi, della segreteria della Uil Sicilia – che vanno distribuiti su tre assi: lavoro e formazione, casa, habitat, socialità e affettività. L’Asp di Palermo- ha rilevato- ha coinvolto tutti i soggetti interessati per un progetto , che può diventare progetto pilota per l’intera Sicilia. E’ chiaro che si tratta di una vertenza prioritaria”. “E’ scandaloso che in un momento difficile per i cittadini e le famiglie- ha aggiunto Enzo Ciaravino, dell’associazione ‘Si può fare Sicilia’- questi fondi non vengano utilizzati”. Per quanto riguarda strutture residenziali come le comunità terapeutiche assistite e comunità alloggio, tutte con assistenza h24, i posti letto sono complessivamente 3.900 e assieme alle strutture di neuropsichiatria infantile e a quelle per le dipendenze assorbono il 50% delle risorse del settore. Per il cartello “è un modello terapeuticamente sbagliato ed economicamente disastroso, a rischio collasso e che non evita la migrazione sanitaria per molte patologie come l’autismo, ad esempio, o i disturbi della sfera alimentare”. Tra ritardi- come quello sull’applicazione per la Salute mentale e specificamente per le strutture residenziali del “Piano delle azioni e dei servizi socio- sanitari e del sistema unico di accreditamento dei soggetti che erogano prestazioni socio- sanitarie”, del 2017- cattiva organizzazione e scelte sbagliate su risorse e personale, “il sistema della Salute mentale non offre garanzie per i pazienti e neanche per gli operatori, anche in termini di sicurezza”. Va dunque rivisto.

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Precari Asu, arriva la stabilizzazione

“Per i 4.600 Asu è stata finalmente approvata una norma che porterà, dopo vent’anni di precariato, alla loro stabilizzazione. Accogliamo questo provvedimento che riconosce il contratto a chi, pur senza le adeguate tutele, in questi anni ha operativamente portato avanti i servizi e gli uffici degli enti locali e delle aziende sanitarie”. Lo afferma Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia dopo avere appreso che il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Pa bis, all’interno del quale c’è una norma che permetterà alla Regione siciliana di stabilizzare i lavoratori socialmente utili. E aggiunge: “Adesso è necessario entrare nel merito e capire le procedure. Ci auguriamo che tutto questo si concretizzi in tempi brevi e che non ci siano blocchi inaspettati. Questi lavoratori attendono da troppo tempo la stabilizzazione”.

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Precari Enti locali, Fp Cgil e Uil Fpl: “Subito soluzione definitiva per risolvere gravi carenze”.

“Trovare una soluzione definitiva per risolvere le gravi carenze dei 390 Comuni siciliani, ancora oggi con piante organiche ridotte all’osso e con il personale presente, circa 25mila dipendenti, con contratto part-time dopo circa 25 anni di lavoro e con circa 4.500 dipendenti Asu ed Lsu da stabilizzare”. Lo affermano i segretari di Fp Cgil Palermo e Uil Fpl Sicilia, Giovanni Cammuca e Salvatore Sampino, oggi presenti in Commissione Affari Istituzionali all’Ars, che aggiungono: “Abbiamo esposto il grave stato di sottodimensionamento organico dei Comuni siciliani che faticano a garantire i servizi essenziali ai cittadini. Piante organiche decimate dal blocco del turn-over prima e dalla impossibilità di procedere a nuove assunzioni oggi a causa del mancato rispetto dei “valori-soglia”. Ad erogare i servizi – aggiungono Cammuca e Sampino – sono lavoratrici e lavoratori stabilizzati con contratti di lavoro part-time. Condizione che pregiudica l’efficienza e l’efficacia dei servizi e che al contempo non garantisce uno stipendio adeguato”. La media delle ore del personale part-time, ricordano i sindacati, è di 21 ore mentre lo stipendio spettante è sotto la cifra minima mensile che l’Istat certifica come “soglia di povertà”. A queste condizioni l’importo pensionistico spettante sarà al di sotto del valore delle pensioni minime. “Dai riscontri che abbiamo da parte dei Comuni, la metà dei quali in acclarato squilibrio finanziario, la soluzione non può essere trovata con le sole forze degli stessi – continuano i sindacalisti -. Occorre quindi che intervenga la Regione con una compartecipazione alla spesa che permetta di incrementare l’orario di lavoro del personale part-time fino al raggiungimento, anche per step successivi, del full time”. Le organizzazioni sindacali hanno chiesto inoltre la stabilizzazione dei circa 4.500 lavoratori Asu: “Non basta aumentare fino a 36 ore la loro prestazione, che per altro non si sovrappone con gli orari del personale a cui dovrebbero dare supporto, ma occorre arrivare alla contrattualizzazione per poter garantire anche una posizione previdenziale. Abbiamo proposto che la Regione si faccia carico di un piano che permetta il finanziamento dell’incremento delle ore, con eventuale recupero delle somme sul turn-over”.

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Autonomia differenziata, via alla raccolta firme

“L’autonomia differenziata abbasserà l’asticella dei diritti fondamentali nelle regioni più deboli del Paese. Si avranno ripercussioni negative sulla sanità, sulla scuola, sulla mobilità: su quei settori insomma che necessitano di interventi di perequazione, di investimenti dello Stato”: lo sostengono Cgil e Uil Sicilia che hanno dato il via oggi a una raccolta di firme per chiedere al presidente della regione di ritirare il suo appoggio al progetto del governo Meloni. I due sindacati hanno scelto emblematicamente l’ospedale Civico di Palermo per allestire la prima postazione e tenuto un presidio “per sottolineare- sostengono- l’ importanza dell’iniziativa contro il provvedimento ‘Spacca-paese”.La raccolta di firme proseguirà nei prossimi giorni in tutta la Sicilia, nelle sedi sindacali, nelle piazze. “Lo stato della sanità pubblica – sostengono i segretari generali di Cgil e Uil Sicilia, Alfio Mannino e Luisella Lionti- è sotto gli occhi di tutti: liste di attesa interminabili, disfunzioni, reparti ospedalieri che chiudono e tra essi i Pronto Soccorso, il tutto sotto il comune denominatore della carenza di personale. Problemi anche per la scuola pubblica, tra strutture inadeguate e tempo pieno solo in poche realtà. Sulla mobilità, basti parlare della carenza delle infrastrutture viarie e ferroviarie che rendono i collegamenti col resto del Paese ma anche quelli intraregionali difficili con crescente isolamento delle aree interne”. “ Cgil e Uil rilevano dunque “il danno che produrrebbe un provvedimento che renderà più fragile lo Stato e la sua capacità di far fronte ai necessari interventi di perequazione che consentano di colmare i gap del Mezzogiorno e della Sicilia con il resto del Paese”. “Dall’autonomia differenziata – affermano Mannino e Lionti- trarranno vantaggio le regioni più forti, come certificato da Corte dei Conti, ufficio ragioneria del Senato e Bankitalia. Queste peraltro continueranno a drenare risorse dal sud rafforzando ulteriormente i loro sistemi sanitari. La migrazione sanitaria non potrà che crescere – sottolineano- e questa riguarderà principalmente chi si potrà permettere le cure altrove, venendo meno il diritto alla salute delle fasce più deboli della popolazione”. I segretari di Cgil e Uil ricordano “le autorevoli critiche al provvedimento: da sindaci e regioni del Mezzogiorno, dal Gimbe a Bankitalia. Chiediamo dunque a Schifani di farsi interprete delle reali esigenze della Sicilia e dei siciliani e di farsi portavoce del malcontento generato da una crisi che richiede politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno e della Sicilia e non certo provvedimenti come l’autonomia differenziata. Ma anche politiche regionali di sviluppo all’altezza, capaci di cogliere le straordinarie opportunità che vengono dai fondi europeo e dal Pnrr”.