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“Un anno senza mafie”, intervista Barone su Espresso

STRONCHIAMO IL RACKET E I BARONI DELL´USURA

Claudio Barone segretario generale della Uil Sicilia «Sono cresciute le denunce contro il racket da parte delle imprese siciliane. Ma si tratta ancora di una minoranza. E sempre dati alla mano si è, invece, bloccata l´emersione del lavoro nero. La colpa è da attribuire soprattutto al tessuto economico isolano, ancora oggi, troppo fragile. Ha chiuso, infatti, la Fiat a Termini Imerese. In Sicilia resistono le grandi gruppi industriali solo nella raffinazione e nell´elettronica mentre la maggior parte delle piccole aziende, che operano su mercati locali, soffrono di problemi di credito e la difficoltà nel reperirlo le consegna spesso nelle mani della mafia. Per questo è una priorità assoluta garantire facilità di accesso al credito. La UIL ha chiesto al Governo regionale la creazione di un Istituto di medio credito efficace e interventi che assicurino le banche, decise a esporsi a favore delle imprese isolane. Bisogna poi operare sulla capacità di spendere le risorse della Comunità europea, le uniche disponibili per fare investimenti dato che i bilanci pubblici sono in rosso. Vanno spese, però, in modo trasparente ed evitando di disperderle in opere inutili che tanto piacciono ai mafiosi. E´ necessario, quindi, decidere quali sono le infrastrutture veramente prioritarie per lo sviluppo dell´Isola e non assecondare i politici che comprano il consenso con appalti poco trasparenti. Abbiamo già ottenuto l´istituzione delle Stazioni Uniche per superare la frammentazione dei soggetti appaltanti ma siamo ancora lontani dai risultati attesi. Chiediamo, quindi, che Istituzioni e parti sociali concordino gli interventi necessari per rendere completamente trasparente ed efficiente il sistema degli appalti in Sicilia».

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Corriere del Mezzogiorno, Barone: “Palermo in una situazione preoccupante”

PALERMO – Nessuno vuole prendersi la responsabilità di guidare una Palermo reduce da 10 anni di sindacatura che l’hanno condotta sull’orlo del fallimento, specialmente adesso che il governo nazionale è costretto a tagliare risorse agli enti locali per cercare di rimettere l’Italia in carreggiata. La pensa così Claudio Barone, segretario regionale della Uil, che in vista delle amministrative di maggio-giugno definisce «estremamente preoccupante» la situazione del capoluogo, visto che «c’è un rischio di default molto forte» e per questo «probabilmente nessuno ancora affronta la campagna elettorale spiegando come la si potrà affrontare».

«Ci sono alcune candidature di centrosinistra ma non si capisce quale sarà quella buona – spiega Barone – C’è una candidatura outsider che è quella di Marianna Caronia, mentre il centrodestra ancora non si capisce cosa voglia fare. Questi sono tutti ragionamenti che fanno capire la difficoltà dei soggetti politici a fare una scelta forte». Il numero uno della Uil regionale usa una metafora navale per fotografare la situazione: «Gli incrociatori non vogliono approdare in questo porto, e per questo mandano avanti i cacciatorpedinieri». Secondo Barone le forze politiche «non sembrano crederci fino in fondo» alla possibilità di risollevare Palermo, e per questo mandano avanti le seconde linee «anche se si tratta di persone brave e capaci. Ma che ancora non ci sia da parte dei principali raggruppamenti una scelta ben definita è un criterio oggettivo».

«Nessuno – sottolinea – sa come sarà governare Palermo, una città che è una polveriera». Barone ricorda che «l’amministrazione Cammarata era allineata con il governo Berlusconi e questo ha parzialmente mitigato i problemi della città. Oggi, invece, al di là del sindaco che prenderà il suo posto, sarà difficile aspettarsi particolari aiuti dal governo nazionale. Io non credo che Monti si scontrerà con la Lega per finanziare i precari del Comune di Palermo…». In un contesto simile il capoluogo siciliano rischia di sprofondare: «A Palermo è rimasto pochissimo. Il cantiere navale attraversa una crisi piuttosto seria e va verso un chiaro ridimensionamento, le attività produttive sono sempre di meno. Palermo – insiste il sindacalista – vive di stipendi pubblici in varie forme, da legittimi a precari: in un contesto del genere pensare a una condizione migliorativa, tra un buco di bilancio enorme e la ‘patata bollente’ Gesip, non è semplice». Turismo e razionalizzazione dei servizi, stop agli sprechi: Palermo può ripartire da qui. «Anche se è complicato farlo – conclude Barone – visto che in questi ultimi anni si è bruciato ogni tipo di risorsa per scopi clientelari».