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Bilancio di fine anno

“Un anno impegnativo per il mondo sindacale siracusano che ha dovuto affrontare una crisi industriale non indifferente e che rischia di provocare ricadute occupazionali rilevanti ed effetti domino sull’intera economia provinciale”.

I segretari generali di Cgil Siracusa, Ust Cisl Ragusa Siracusa e Uil Sicilia e Area Vasta, Roberto Alosi, Vera Carasi e Luisella Lionti, nel tradizionale consuntivo di fine anno, non esitano ad indicare nel polo petrolchimico la maggiore criticità affrontata nel 2022.

“È indubbio che le maggiori preoccupazioni riguardino il futuro del polo energetico siracusano – sottolineano i tre segretari – La vicenda Lukoil e l’ancor più delicata questione riguardante l’Ias, hanno messo in discussione la stabilità del progetto industriale del nostro territorio. Sono due vicende che, ognuna con propria specificità, siamo costretti a portarci dietro anche nel nuovo anno. Se per Lukoil il commissariamento statale potrebbe rappresentare una rassicurazione, se pur a tempo, per i lavoratori, restano ancora da decifrare le intenzioni dei vertici del colosso russo. Bene ha fatto il governo a fissare un decreto ‘Salva Lukoil’, ma adesso bisogna comprendere se le offerte arrivate e le trattative in corso per la vendita del sito priolese sono reali e concretamente vantaggiose anche per i lavoratori”.

Cgil, Cisl e Uil territoriali hanno rivendicato il ruolo strategico dell’area industriale siracusana mobilitandosi in vari modi. Manifestare in corteo e presenziare sotto il ministero a Roma, sono stati segnali forti per sottolineare i rischi di default economico che correrebbe l’intera provincia in caso di dismissioni nelle aziende.

“C’è una interconnessione economica ormai storica per il nostro territorio. – continuano – Se il 51% del Pil provinciale arriva ancora dall’industria, nessuno può negare il suo valore nell’economia di circolo che muove altre decine di attività produttive: nessuna esclusa”.

Ecco allora l’esigenza di alimentare una politica industriale che guardi al futuro rinnovando produzioni rispettose dell’ambiente e, allo stesso tempo, capaci di mantenere alto il valore della ricchezza interna prodotta.

“L’impianto consortile dell’Ias merita una riflessione a parte. Se da un lato non possiamo che essere al fianco della magistratura per il rispetto delle regole e l’accertamento delle possibili responsabilità, dall’altra non possiamo esimerci dal mantenere alta la nostra preoccupazione. Il depuratore è uno dei fulcri dell’attività industriale. Il suo blocco, nella peggiore delle ipotesi la sua chiusura, rischierebbe di avviare un processo di graduale dismissione delle attività industriali fino ad oggi garantite. Anche in questo caso abbiamo auspicato un intervento della politica affinché individui la soluzione migliore per scongiurare il peggio. Una legge speciale o un decreto in deroga potrebbero concedere all’impianto un periodo di attività per il tempo necessario ad effettuare i lavori per rimetterlo in sicurezza. Anche in questo caso chiediamo tempestività di intervento perché, ancor più di Lukoil, questo pezzo di industria rischia di far precipitare la situazione”.

Roberto Alosi, Vera Carasi e Luisella Lionti, nel corso dell’anno, sono tornati più volte sul caro energia che sta schiacciando le famiglie. “Di questi ultimi giorni le previsioni che ipotizzano possibili riduzioni delle bollette elettriche e ancora aumenti per quelle del gas. Anche in questo caso stiamo vivendo una pandemia energetica che deve essere affrontata con strumenti legislativi e programmazione politica verso una maggiore autonomia del paese. La guerra in Ucraina, che come sindacato abbiamo condannato dal primo momento, sta inevitabilmente rimettendo in discussione equilibri di politica energetica dati per scontati e messo chiaramente alla luce i sottili equilibri che legano l’economia internazionale. Ovviamente, come avviene in questi casi, a pagarne le conseguenze sono i cittadini che vedono intaccate le già esigue economie. Un problema acuito per gli anziani, i pensionati e i non autosufficienti alle prese con pensioni esigue che non possono competere con l’aumento dei prezzi energetici e degli stessi generi di prima necessità. Se il tasso di povertà è aumentato in questo ultimo anno significa che non sono stati garantiti strumenti necessari ad un contenimento. La lunga onda provocata dalla pandemia sanitaria ha innescato un crollo di produzioni e la conseguente fuoriuscita dal mondo del lavoro per tantissime persone. Gli stessi dati della Caritas diocesana ci parlano di una crescente richiesta di aiuto da parte dei nuovi poveri”.

I tre segretari intervengono sulla persistente crisi degli enti locali che può incidere in maniera negativa anche nella programmazione per la ricerca dei fondi europei.

“Sosteniamo da tempo che bisogna invertire la programmazione economica della provincia e di tutti quegli enti della Pubblica amministrazione che arrancano per mancanza di personale – sostengono Alosi, Carasi e Lionti – Bisogna attivare risorse per dare dignità contrattuali e la possibilità di assumere per garantire il ricambio nei vuoti lasciati dai pensionamenti. Tutto questo garantirebbe agli enti locali personale adeguato e formato anche per progettare interventi finanziabili grazie ai fondi del Pnrr e dell’Unione europea. È questo uno degli interventi urgenti in materia di occupazione e programmazione nei territori per non acuire il divario con altre parti del Paese”.

Resta centrale il nodo delle infrastrutture che anche nel 2022 è stato seguito con particolare impegno dal sindacato territoriale.

“L’Anas ha avviato recentemente le procedure per l’ammissibilità delle imprese che hanno partecipato alla gara d’appalto per i 4 lotti funzionali dell’autostrada Ragusa Catania. È un altro capitolo di questa lunga storia che deve arrivare ad una conclusione. Abbiamo letto che dal 2023 dovrebbero essere aperti i cantieri e, come da cronoprogramma, in 4 anni l’autostrada dovrebbe vedere la luce. Restiamo fiduciosi, restiamo vigili perché questa nuova scadenza venga rispettata per dare una svolta ai collegamenti viari nella Sicilia orientale e a gran parte della zona nord della nostra provincia che sarà attraversata dalla nuova infrastruttura”.

Infine l’appello per un nuovo anno che si preannuncia ancora pieno di criticità e, allo stesso tempo, di protagonismo per il sindacato unitario.

“L’anno che sta per finire ci ha portato due nuovi governi, quello Nazionale e quello Regionale. Attendiamo da entrami misure appropriate per salvaguardare l’economia di questa parte di Sicilia e auspichiamo che ognuno riesca a fare la propria parte al di sopra di ogni appartenenza.

Cgil, Cisl e Uil continueranno a restare al fianco di ogni singolo lavoratore e delle rispettive famiglie. Agli altri, ora più che mai, il compito di incidere in maniera attiva ed efficace per scongiurare qualsiasi effetto domino nella nostra realtà. Risollevarsi non sarebbe così semplice e tutti noi dobbiamo, sin da subito, dare risposte ai tanti giovani che vogliono ancora credere in questa terra.”

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Regione, Cgil Cisl e Uil Sicilia a Palazzo d’Orleans

Palermo. Dal bilancio della Sicilia ormai salvo, che rischiava di essere compromesso, alle infrastrutture. Dalle politiche attive e sociali alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Delle tante emergenze siciliane hanno discusso oggi i segretari di Cgil, Cisl e Uil Sicilia, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Luisella Lionti a Palazzo d’Orleans con il presidente della Regione, Renato Schifani. E i leader delle organizzazioni sindacali hanno aggiunto: “Abbiamo apprezzato la disponibilità al confronto sul progetto di riforme, sviluppo, crescita e lavoro. E sulle emergenze che affliggono la nostra terra. Siamo sempre stati pronti a sederci attorno a un tavolo per discutere di tutti i temi cruciali, in un momento particolarmente critico per famiglie e lavoratori, per i quali passa il futuro della nostra isola. È necessario mettere al centro le innumerevoli emergenze siciliane. A famiglie, giovani, lavoratori e pensionati servono riposte immediate attraverso l’avvio di confronti di merito che diano risposte alle varie questioni poste”.

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13 dicembre, in Sicilia sciopero generale Cgil e Uil contro la manovra economica del governo

Sciopero generale di quattro ore in Sicilia il 13 dicembre, indetto da Cgil e Uil, contro la manovra economica del governo. Una manifestazione a carattere regionale si terrà a Palermo nel giorno dello sciopero con concentramento alle 9 in piazza Croci e corteo fino a piazza Verdi. “E’ una manovra – scrivono i sindacati in una nota – che non tiene conto del Mezzogiorno e dei problemi delle persone che ci vivono e ci lavorano. Che aumenterà anzi il divario con le regioni del nord in termini di benessere, di servizi sociali, di diritti”.  I segretari di Cgil e Uil Sicilia, Alfio Mannino e Luisella Lionti, rilevano che “si tratta di una legge di bilancio che renderà più povero chi è già povero, che non favorisce quei lavoratori che pagano regolarmente le tasse, che faticano ad arrivare a fine mese e che devono ora subire anche la beffa dei condoni e della flat tax”. I sindacati siciliani alzano le barricate anche contro i voucher. “E’ dimostrato – dicono – che certa flessibilità non produce sviluppo ma aumenta solo la precarietà e lo stato di incertezza dei lavoratori. Per non parlare delle pensioni con la previsione di meccanismi di fuoriuscita tarati su chi lavora regolarmente da anni, trascurando il lavoro saltuario, precario, stagionale che qui da noi prevale. L’opzione donna – sottolineano – Mannino e Lionti – è inoltre un’offesa alle lavoratrici”. Quanto alle misure di contrasto alla povertà Cgil e Uil Sicilia si chiedono se “effettivamente il governo abbia contezza della situazione economica e sociale della Sicilia. Ci chiediamo il perché di tutto questo disinteresse. Eliminare il reddito di cittadinanza – affermano Mannino e Lionti – farebbe precipitare nel baratro migliaia di siciliani. Saremo in piazza – sottolineano i segretari di Cgil e Uil – per chiedere un’inversione di rotta con misure di sviluppo per il Mezzogiorno a partire da nuove politiche industriali ed energetiche, con l’aumento dei salari per fare fronte all’aumento dei prezzi, con misure di contrasto alla precarietà e alla povertà, con pensioni giuste. Saremo in piazza anche – concludono – per dire no a qualunque progetto di autonomia differenziata che assesterebbe colpi durissimi alla scuola, alla sanità, a tutti i servizi e all’infrastrutturazione allontanando definitivamente la Sicilia dal resto dell’Italia e all’Europa”.