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CGIL CISL UIL PALERMO SU APPELLO DEL SINDACO ORLANDO A LAVORARE PER IL BENE DELLA CITTA’

“Noi siamo pronti e disponibili a lavorare insieme per il bene di Palermo e per costruire strategie e azioni condivise per consentire alla città di uscire dalla crisi che sta vivendo senza precedenti e di certo non solo per colpa degli effetti legati alla pandemia. Del resto lo abbiamo sempre fatto ma le nostre richieste di confronto rivolte al sindaco sono rimaste inascoltate. Purtroppo si è pensato di poter fare da soli, respingendo le critiche con fastidio. Si sarebbe dovuto fare sin da subito fronte comune e ora ne lamentiamo le conseguenze”. Così i segretari generali di Cgil Cisl Uil Palermo, Mario Ridulfo, Leonardo La Piana e Claudio Barone intervengono a seguito delle dichiarazioni del sindaco di Palermo Leoluca Orlando sulle condizioni della città rilasciate in un’intervista a La Repubblica Palermo.

“Riteniamo sia importante cercare ampio sostegno alle azioni che si renderanno necessarie per affrontare le tante emergenze della città anche tra le forze sociali eproduttive oltre che tra quelle politiche. I problemi delle partecipate e della qualità dei servizi, il caos al cimitero dei Rotoli, le politiche sociali necessarie per contrastare la povertà crescente, un piano certo e veloce di utilizzo dei fondi del Recovery dai quali dipendono le chance di rinascita del territorio e la necessità che avevamo sottolineato al Prefetto di Palermo di non lasciare sole le periferie della città, cosa che purtroppo ha dato spazio alla criminalità organizzata. Noi ci siamo, ci auguriamo che siano disponibili il sindaco e le forze politiche del consiglio comunale e che si attivi un dialogo che deve essere costante per lavoratori, giovani, pensionati, famiglie e cittadini”, continuano Ridulfo, La Piana e Barone. “La pandemia è stata il colpo finale a una situazione già allarmante in cui versava la città, i nostri appelli in passato erano proprio rivolti a costruire insieme una sinergia che mettesse insieme parti sociali, politica,istituzioni, imprenditori di questa città per risanare le condizioni più gravi e avviare un percorso di crescita. Così non è stato, troppi, tanti gli scossoni politici che hanno creato tensioni delle quali la città di certo non ha bisogno. Oggi come in passato noi ci siamo e ci auguriamo che Palermo possa diventare quella città normale che tutti auspicano”.

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Primo Maggio, il messaggio di Cgil Cisl e Uil Palermo

“La crisi che stiamo vivendo è senza precedenti, se non si rimette al centro dell’azione politica e amministrativa il Lavoro ma che sia in sicurezza, politiche sociali adeguate per eliminare il divario sociale, la tutela della salute con il potenziamento della sanità, il rilancio dei cantieri e l’utilizzo in tempi rapidi dei fondi Recovery affinché non siano una ennesima occasione sprecata, non potremo dare risposte ai nostri giovani e la disoccupazione non farà che aumentare”.

Cosi i tre segretari generali Cgil Cisl Uil Palermo, Mario Ridulfo, Leonardo La Piana e Claudio Barone, in occasione della seconda Festa del Lavoro senza il tradizionale corteo nazionale per rispetto delle norme anticovid, lanciano il loro messaggio: “lo slogan nazionale delle confederazioni unitarie è ‘Italia Si Cura con il Lavoro’ proprio perché è fuor di dubbio che la ripartenza in sicurezza, incentivando dunque la campagna vaccinale ma mettendo in campo misure che possano creare lavoro, sia l’unica strada per far uscire i nostri territori da questa situazione di paralisi di tutta l’economia”. I sindacati aggiungono “ci auguriamo che nel definire il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza si ascoltino le parti sociali e si tenga conto del Sud e di tutte quelle misure necessarie al suo rilancio e delle infrastrutture e tutte le opere strategiche da realizzare nei nostri territori”. Centrale resta la sicurezza sul lavoro.

“Lavoro sicuro, sia dal punto di vista del contrasto al contagio da Covid sia dal punto di vista dei requisiti di sicurezza nei luoghi di lavoro e dunque i relativi controlli, sono le priorità, ancor più oggi. Ed è bene ribadire che lavoro precario non vuol dire lavoro poco sicuro, e che la tutela della vita dei lavoratori è prioritaria”.

A Palermo sono poco più di 75 mila le persone in cerca di occupazione. Secondo invece gli ultimi dati Istat il tasso di disoccupazione si attesta al 15,3 per cento, sale al 25,8 per i giovani fra i 25 e i 35 anni e si attesta attorno a circa il 10,6 per cento per la fascia d’età di 35 anni a salire. Per Cgil Cisl Uil Palermo, “bisogna intervenire concretamente su tutte le disuguaglianze sociali che sono state ampliate dalla pandemia. E’ evidente che chi aveva un lavoro in nero non ha più lavorato e spesso non ha potuto nemmeno prendere la cassa integrazione o altra forma di assistenza. Bisogna pensare ai cosiddetti ‘ultimi’ del nostro territorio, a quelle famiglie sempre più in difficoltà, ai giovani demoralizzati per un futuro troppo incerto nella loro città, ma bisogna farlo creando lavoro e con politiche sociali che aiutino i più deboli”.

“Temiamo – aggiungono i tre segretari Cgil Cisl Uil Ridulfo, La Piana e Barone – che se non si procede con la proroga del blocco dei licenziamenti e soprattutto con nuove politiche attive del lavoro che consentano, una volta formate, a chi è in cerca di occupazione di trovare sbocchi professionali nuovi e in linea con le esigenze, i dati sui senza lavoro possano seriamente aumentare”. Fra i temi centrali per Ridulfo, La Piana e Barone c’è il contrasto alla criminalità organizzata. “In un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, bisogna alzare il livello di guardia e di vigilanza, la mafia, l’illegalità non devono trovare spazio laddove sono in arrivo fondi e relativi appalti”. Resta fondamentale dunque il tema dei giovani. “Bisogna pensare al loro futuro, ancora più grigio oggi nei nostri territori con una crisi che ha morso anche settori che prima erano trainanti, turismo, enogastronomia, l’industria in generale e il settore del commercio. Bisogna puntare oggi dunque sul sistema formativo che deve preparare i nostri giovani alle professioni maggiormente richieste”. Infine il messaggio dei segretari Cgil Cisl Uil Palermo ai lavoratori e in particolare: “buon Primo maggio a tutti i lavoratori che in tanti settori cruciali per il Paese hanno svolto il loro lavoro fondamentale ed essenziale in questo difficile anno di pandemia”

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Uil Sicilia, costituita l’area vasta Pa-Sr-Rg-Ge. Barone e Lionti alla guida

Palermo. L’Esecutivo regionale della Uil Sicilia ha deliberato la costituzione dell’area vasta Palermo-Siracusa-Ragusa-Gela. Il segretario generale, Claudio Barone guiderà l’area vasta affidando la gestione al segretario organizzativo, Luisella Lionti.

L’Esecutivo ha anche dibattuto sul protocollo Brunetta e sulla possibilità di modificare l’Accordo Stato-Regione per riaprire le assunzioni e modernizzare la macchina amministrativa per lo smart working. “Mancano le reti informatiche e le attrezzature adeguate. Ma soprattutto bisogna rivedere quindi le procedure, rendere tracciabili le responsabilità, costruire veri criteri di valutazione dei risultati”, ha precisato Barone: “Non si può procedere in maniera episodica e approssimativa, occorre una rivoluzione culturale e un grande piano di informatizzazione. Le risorse, disponibili dalla Next Generation, devono essere indirizzate a implementare le capacità informatiche, delle reti ma soprattutto del personale”. Ciò vale anche per il servizio sanitario. “Sui grandi ospedali – spiega il leader della Uil Sicilia – si è riversato il più grosso carico dell’emergenza epidemiologica, e non solo per gli acuti, con i Pronto soccorso ingolfati e a rischio contagio. Nel territorio le case di riposo per anziani, incontrollate, sono diventate dei veri e propri lager. Occorre trarre le conseguenze da questo dramma e destinare risorse soprattutto in formazione professionale per una valida rete sanitaria nel territorio. Servizi ambulatoriali e di telemedicina, riorganizzazione delle funzioni dei medici di famiglia in case della salute e assistenza domiciliare”.

Per le scuole, per superare la dad, servono interventi di edilizia scolastica per consentire lezioni in presenza in condizioni di sicurezza. Ma rimane comunque la necessità di investire su un grande piano che supporti le competenze informatiche dei nostri giovani, la carta più importante per il mercato del lavoro di domani, anzi di oggi.

L’altro tema è quello della transizione energetica. Il principale settore industriale della Sicilia è il Petrolchimico che rappresenta più del 60% dell’export regionale. Gela si è già riconvertita con una raffineria green ma è un modello non replicabile. “L’Europa prevede di abbandonare il carbone nel 2050. Petrolio e metano anche dopo. Nel frattempo – spiega Barone – non possiamo distruggere un settore industriale, buttare sul lastrico decine di migliaia di lavoratori per rimanere semplici depositi di stoccaggio di carburanti raffinati altrove. Affiancare alla raffinazione altre produzioni collegate, come quella di metanolo a Priolo, e guardare in avanti verso l’era dell’idrogeno. Blu, ma anche green. L’Etna Valley è all’avanguardia nella produzione dei pannelli solari bifocali di 3Sun con il progetto “Giga Factory” da 500 milioni e mille assunzioni. A2A ha presentato il piano per riconvertire la centrale a gas di San Filippo del Mela in produzione di biotecnologie ma attualmente bloccato dall’inerzia del governo regionale. Il Cnr, invece, ha proposto un polo di ricerca sulle tecnologie dell’idrogeno che può mettere in sinergia, guardando al futuro, le principali realtà industriali della nostra isola”.

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Tari a Palermo, Barone: “Impensabile chiedere ai cittadini di pagare di più“.

Palermo. “In un momento già critico come questo, non è pensabile chiedere ai cittadini di pagare una Tari più costosa perché l’immondizia deve girare per tutta l’isola o addirittura perché è necessario esportarla”. Così Claudio Barone, segretario della Uil Sicilia e Palermo, contesta il paventato aumento della bolletta previsto dell’amministrazione comunale, e aggiunge: “L’ex assessore Pierobon aveva cominciato un lavoro positivo, adesso chiediamo alla Baglieri (nella foto di autore incerto disponibile siu Internet) un confronto immediato per programmare interventi che finalmente possano risolvere la vergogna di un sistema che conferisce solo alle discariche creando un pesante impatto ambientale e gravando sulle casse dei Comuni e dei cittadini”.

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Partecipate, Cgil Cisl e Uil: “Subito un incontro con il sindaco Orlando su progetto Holding spa“.

Una richiesta di incontro urgente al sindaco di Palermo per discutere dell’ipotesi di creazione della Holding Spa, che accorperebbe buona parte delle Partecipate. A chiederlo sono i sindacati confederali Cgil Cisl Uil Palermo, dopo un incontro interno con tutte le Federazioni che rappresentano i lavoratori delle aziende delle tre sigle sindacali. E’ stata un’occasione per fare un punto della situazione sullo stato delle singole aziende, Amg, Reset, Amat, Amap, Sispi e Rap, e sulle singole criticità che ancora persistono: le difficoltà economiche, la mancanza di personale e relazioni industriali non adeguate in alcune, così come i conti da riordinare e i contratti di servizio da rinnovare.

“Un confronto fondamentale quello con le nostre categorie delle Partecipate – spiegano Mario Ridulfo segretario generale Cgil Palermo, Leonardo La Piana segretario generale Cisl Palermo Trapani e Ignazio Baudo della Uil Palermo -, che porterà nelle prossime settimane a un documento unitario che conterrà, nel dettaglio, lo stato dell’arte delle aziende partecipate. Di fatto tutti insieme abbiamo stigmatizzato la scelta del primo cittadino palermitano di procedere mettendo nero su bianco, in una direttiva, l’intento di trovare le basi normative per creare la Holding, senza prima un confronto con i sindacati che rappresentano i lavoratori, che sono l’anima di tutte le realtà aziendali. Purtroppo questo confronto non è avvenuto e ci consta osservare ancora una volta che, le tanto dichiarate importanti relazioni industriali e sindacali, sono più che altro di facciata piuttosto che nel merito delle cose. A prescindere da queste valutazioni però, noi, così come abbiamo ribadito al Prefetto, ancora una volta non possiamo fermarci a valutare solo i comportamenti messi in atto dall’Amministrazione comunale, ma abbiamo la necessità per il bene della città di analizzare i fatti, le questioni, le prospettive e la qualità dei servizi per i cittadini e le garanzie per i lavoratori”.

Cgil Cisl Uil precisano: “Di certo ci troviamo d’accordo con la necessità di ridurre i costi quando diventano sprechi, per indirizzare le risorse verso ciò che chiediamo da tempo, il miglioramento del servizio che passa attraverso il reperimento del numero adeguato di lavoratori e di mezzi per le esigenze dei cittadini di una città grande come Palermo”. Ridulfo, La Piana e Baudo aggiungono, “chiediamo un incontro urgente perché vogliamo sapere quale idea progettuale, se c’è, ci sia alla base di questa ipotesi, e quale impatto si preveda sulla qualità dei servizi delle aziende e quali garanzie per il personale delle stesse. Appare abbastanza singolare che questo piano venga ufficializzato in un momento in cui, in alcune aziende, la condizione economica fa allarmare sulla stabilità aziendale del futuro, e quindi siamo dell’idea che prima di pensare a qualunque accorpamento, si debbano risolvere le singole criticità di ogni realtà. Del resto – concludono Ridulfo, La Piana e Baudo – gli accorpamenti di partecipate che sono avvenuti a livello regionale non ci sembra abbiano sortito alcun effetto positivo né sulle aziende né sul futuro dei lavoratori”.

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Covid, in Sicilia lavoratori e imprese rischiano quattro volte di più

In Sicilia il 47% delle famiglie vive unicamente di lavoro a tempo determinato. Gli occupati sono poco più di un milione 300 mila. E per effetto di una pandemia che ha determinato l’aggravamento della precarietà sociale, con pesanti ricadute su famiglie e imprese, a rischio sono 150 mila posti. Sullo sfondo di un’economia che da trent’anni lascia l’Isola ultima in Italia per reddito pro-capite. E vede il Sud ipotecato da ritardi strutturali appesantiti ora dalla più grande crisi dal secondo dopoguerra.

La denuncia è dei sindacati confederali che stamani hanno tenuto a Palermo la prima manifestazione regionale all’aperto dell’epoca Covid, nell’ambito della Giornata di mobilitazione nazionale intitolata Ripartire dal Lavoro. In Sicilia il raduno s’è svolto nel Foro Italico di Palermo. In un’area delimitata. E nel rispetto delle norme su distanziamento e sicurezza. Dal palco si sono alternati i segretari di Cgil Cisl e Uil siciliane, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone. E nove delegati in rappresentanza dei diversi settori dell’economia, i quali hanno puntato i riflettori sulle principali vertenze in corso: dalla scuola alla sanità al commercio alle questioni dell’edilizia e dell’agricoltura, ai temi che riguardano i pensionati, i giovani e la pubblica amministrazione. Ha moderato Salvo Toscano, direttore di Livesicilia.it. Gigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl nazionale, ha tirato le fila di interventi e manifestazione. Cgil Cisl e Uil, dal palco che affiancava il mare azzurro di Palermo, a Palazzo d’Orleans hanno chiesto un tavolo permanente che abbia all’ordine del giorno i temi dello sviluppo. E dei ritardi di sviluppo. “Perché le imprese e i lavoratori siciliani – hanno reso noto – rischiano quattro volte di più che nel resto d’Italia”. La Sicilia ha bisogno di modernizzazione e sburocratizzazione, hanno detto. E ha bisogno che governo e parti sociali, assieme, definiscano obiettivi, tempi, risorse e priorità degli investimenti cui dare corso nei prossimi mesi. In pratica, serve un piano di ricostruzione a breve e medio-lungo termine, che abbia al centro, sul doppio fronte regionale e nazionale, “infrastrutture, lavoro, salute e medicina del territorio, welfare, ambiente, agroalimentare, pubblica amministrazione, edilizia, industria, turismo e beni culturali”. “Servono investimenti per lo sviluppo”, ha detto Mannino. “Noi rivendichiamo l’applicazione della clausola del 34% non rispettata fino all’ultima Finanziaria. Ma occorrerà puntare su una gestione unitaria e organica delle risorse col coinvolgimento dei territori, per evitarne la frammentazione. E va realizzato un modello di sviluppo centrato sulla sostenibilità ambientale. Inoltre, occorrerà vigilare per evitare le infiltrazioni mafiose”.

Quanto al governo regionale, “esca da questa fase di stallo ed eviti sterili contrapposizioni col governo nazionale, partecipando a un confronto costruttivo, nell’interesse della Sicilia e dei siciliani”.

Per Cappuccio “è urgente un’accelerazione che dia rapidamente corpo alle Zone economiche speciali, sostenendo anche l’economia turistico-culturale e il sistema dei servizi”. E si può anche pensare a “Zes specializzate per i distretti turistico-culturali”. Inoltre servono, più attenzione ai temi della coesione sociale, della non-autosufficienza, della povertà. E grazie anche alla nuova sensibilità consolidatasi in Europa, una “fiscalità compensativa capace di attrarre dall’esterno, nell’Isola, nuovi investimenti”. Ma c’è anche bisogno di un piano che colleghi percorsi formativi e mondo del lavoro. “Va fermata l’emorragia di giovani, ben 25 mila, che ogni anno fanno la valigia, mettono sottobraccio i loro libri. E vanno via”.

Barone ha rimarcato che “in Sicilia manca una politica industriale”. Difesa dei posti di lavoro produttivi e tutela dell’ambiente non vanno contrapposti. Anzi, “bisogna creare le condizioni perché partano i grandi investimenti per la transizione all’economia green, grazie alle risorse Ue. La macchina regionale non può essere il freno di tutto, bisogna ripensare alle procedure, riorganizzare gli assessorati, valorizzare le professionalità del personale. Lo smart working non è, come sostiene il presidente Musumeci, il paradiso dei fancazzisti. Nel privato ha funzionato, per la pubblica amministrazione può essere un’occasione da non perdere per recuperare efficienza e produttività. E non dimentichiamo che in smart diventa più facile portare lavoro al Sud”.

Insomma, per Cgil Cisl e Uil siciliane il rischio da evitare è “un’uscita dal tunnel della crisi senza ricadute occupazionali. Sarebbe una ripresa zoppa”. Ed è per neutralizzare il pericolo di una ripartenza farlocca, che al governo Conte i sindacati chiedono di ripartire dal lavoro. Al premier sollecitano una convocazione sul Recovery fund, perché “sono necessari, un quadro coerente di interventi strutturali che superi i ritardi. E a monte, una strategia condivisa con le parti sociali”. Rivendicano misure che restituiscano nuova centralità alle politiche occupazionali attive; alla riforma fiscale; al rinnovo dei contratti; al diritto all’istruzione e a una sanità pubblica “potenziata, mai più cenerentola”. E propongono una riforma della previdenza che riprenda il tema della flessibilità e tuteli le pensioni in corso e quelle future dei giovani. Ancora, sollecitano la digitalizzazione dell’economia. E politiche per la non autosufficienza e l’inclusione sociale. Chiudendo la giornata di mobilitazione, Sbarra ha sostenuto che “vanno intercettate tutte le ingenti risorse Ue che si aggiungono alle risorse nazionali”: quasi 300 miliardi tra Recovery fund, Mes sanitario e fondo Sure per il lavoro. L’occasione è irripetibile, ha detto. Ma per non sprecarla vanno sbloccati gli investimenti. A partire da infrastrutture, digitalizzazione e transizione verde. Il Recovery Plan, ha quindi sottolineato, deve riconoscere “reale centralità alla questione meridionale come grande questione nazionale ed europea”. Ma il sindacato, ha continuato, chiede anche “la proroga del blocco dei licenziamenti e la copertura degli ammortizzatori, e di innovare e semplificare la cassa integrazione rendendola accessibile a tutti”. In cima all’Agenda Sviluppo in ogni caso, ha insistito, deve esserci la questione-giovani, i più colpiti dalla disoccupazione e dalla marginalità. Per questo, “servono sgravi coraggiosi sul lavoro stabile, un nuovo apprendistato, un sistema di politiche attive che non lasci indietro nessuno, senza reddito e senza formazione”.

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Sanità privata, Barone e Tango: “L’accordo c’è, Regione pronta a pagare”.

Palermo. “Non si capisce perché, data la disponibilità economica delle Regioni, l’Aiop continui a non firmare il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da ormai 14 anni. Ieri la Regione, con una firma, ha dato la propria disponibilità a caricarsi parte dei costi del rinnovo. Per l’Aiop cade quindi anche l’ultimo alibi. Basta con questo atteggiamento, il contratto nazionale deve essere firmato”. Così Claudio Barone ed Enzo Tango, segretari della Uil Sicilia e della Uil Fpl Sicilia, che aggiungono: “Abbiamo proclamato lo sciopero per mercoledì prossimo e non sono escluse altre azioni di protesta. Dobbiamo tutelare questi lavoratori già provati dall’emergenza Coronavirus, chiamati eroi per poi essere privati dei loro diritti, tanto più che, come confermato mercoledì da Razza, interverranno aiuti dallo Stato”.

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Coronavirus, l’allarme di Cgil Cisl e Uil: “La Sicilia non può permettersi un nuovo lockdown“.

“La Sicilia non può permettersi un altro lockdown. Vanno attuate subito tutte le misure di sicurezza, di vigilanza e di controllo per evitare che il Coronavirus si propaghi a macchia d’olio nell’isola”. A lanciare il grido di allarme sono Cgil, Cisl e Uil regionali che esprimono forte preoccupazione per la crescita del tasso di contagiosità, superiore a 1. “Le ultime rilevazioni – affermano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil siciliane, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone – indicano che l’isola è al secondo posto dopo il Veneto, fra le 8 regioni con un Rt da allerta. E anche le dichiarazioni dell’esperto Cristoforo Pomara, già componente del Comitato tecnico scientifico regionale confermano la necessità di non abbassare la guardia, perché la situazione è fortemente critica”. Cgil, Cisl e Uil chiedono agli Enti locali di vigilare sul pieno rispetto delle misure di sicurezza, da quelle sul distanziamento sociale all’uso della mascherina. “Osserviamo purtroppo – affermano Mannino, Cappuccio e Barone – un’evidente noncuranza da parte dei cittadini e degli esercenti, per cui riteniamo indispensabile che si attuino controlli capillari e che siano sanzionate le inosservanze alle norme”. I sindacati confederali ricordano i protocolli di sicurezza nei luoghi di lavoro sottoscritti nel pieno dell’emergenza da Covid19, con il governo regionale e le parti sociali e datoriali, “grazie ai quali – aggiungono – è stata tracciata una precisa strada da seguire, per tutelare i lavoratori e garantire un efficace funzionamento della macchina produttiva regionale”. “È indispensabile ritrovare uno spirito di collaborazione come quello emerso durante il lockdown – chiosano Mannino, Cappuccio e Barone – perché solo così si può affrontare il futuro prossimo, che oggi in Sicilia come in tutta Italia e nel mondo, rappresenta un’incognita. Non è tempo di scaricabarile né di scontri pregiudiziali. Al governo regionale ribadiamo la nostra piena disponibilità al confronto, purché non sia una sorta di happening con invitati di ogni tipo. Noi rappresentiamo centinaia di migliaia di lavoratori e pretendiamo che sia riconosciuta la dignità e il peso di ognuno di loro”. All’esecutivo nazionale, Cgil, Cisl e Uil siciliane, rimarcano come “questa terra non sia un avamposto dell’impero”. “Senza il Sud e senza la Sicilia – dicono a chiare note Mannino, Cappuccio e Barone – si ferma il Paese. La Sicilia ha pagato un prezzo altissimo in termini economici e sociali con il lockdown, mostrando il suo volto migliore di solidarietà e di accoglienza con le regioni più colpite dal Coronavirus. Si deve utilizzare un principio di equità e di giustizia nella ripartizione delle risorse statali e comunitarie e vanno applicate tutte le misure necessarie e doverose per gestire un’emergenza imponente come quella dei migranti. Non sono né saranno mai ammessi cittadini italiani di serie A e di serie B”.

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Cas, Barone: “Con la trasformazione in ente pubblico via a risparmi, investimenti e buona occupazione”.

Palermo. “La trasformazione in ente pubblico economico toglierebbe finalmente quella camicia di forza al Consorzio autostrade siciliano, carrozzone della politica oggi lontano da una condizione di economicità e funzionalità”. Lo afferma Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, rivolgendosi all’assessore regionale Falcone (nella foto), pronto a portare in aula questo disegno di legge. “Il Cas ha un’autonomia decisionale limitata poiché tutte le delibere sono soggette ad approvazione da parte degli organi regionali. Se fosse svincolato dall’apparato burocratico della pubblica amministrazione – continua il leader della Uil Sicilia – potrebbe adattarsi più facilmente ai cambiamenti del mercato e operare in una logica di investimenti con procedure più snelle e funzionali e con l’obbligo di assicurare la gestione delle risorse pubbliche. Con la trasformazione in ente pubblico, inoltre, sarebbe possibile risparmiare sulle spese destinate alla doppia contabilità, che la natura ibrida dell’ente impone, e scaricare circa 15 milioni annui di imposte a titolo di Iva con la possibilità di reinvestirle in adeguamenti infrastrutturali dando maggiore qualità e sicurezza alla rete autostradale siciliana”. E ancora questa trasformazione “consentirebbe di risolvere il problema del riconoscimento del contratto nazionale di lavoro per gli oltre 300 dipendenti e di sbloccare le procedure per la copertura dei posti vacanti nella dotazione organica, soprattutto le indispensabili figure professionali del settore tecnico e della linea di esazione dando finalmente risposte al problema del precariato”. Attualmente il Cas si occupa della gestione delle autostrade A18 Messina Catania, A20 Messina-Palermo e della Catania – Siracusa – Gela, tratta ancora non soggetta a pedaggio.

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#POVERTÀ #SICILIA I DIECI «NODI CRUCIALI» DA SCIOGLIERE SECONDO L’ALLEANZA

Dieci «nodi cruciali» per una politica dell’inclusione che non lasci indietro nessuno. A cominciare dai minori, che per più del 34%, in Sicilia, vivono in condizioni di povertà. A segnalarli al governo regionale, sollecitando un «piano organico di contrasto» e l’istituzione della cabina di regia contro il disagio sociale prevista dal decreto del presidente del Consiglio dell’11 gennaio 2018, l’Alleanza contro la povertà, il cartello che riunisce una ventina tra associazioni, l’Anci e #CgilCislUil. I dieci punti, si legge nel documento firmato dalla portavoce Rosanna Laplaca, spedito al governatore Musumeci e all’assessore alle Politiche sociali Antonio Scavone, elencano «linee d’intervento e provvedimenti di rilancio» per il post-lockdown. Così, si sottolinea che in Sicilia più di un ragazzo su cinque tra i sei e i 17 anni a casa non ha computer e neppure un tablet. E in questi mesi di emergenza coronavirus, con le scuole chiuse, «questo digital divide sociale è stato causa di disagi ed emarginazione». «È quindi necessario – puntualizzano le associazioni – fornire dispositivi e connessione per consentire, a chi non può, di accedere alla didattica online esercitando il proprio diritto costituzionale all’istruzione». A proposito di internet, l’Alleanza propone l’istituzione di «task force territoriali tra scuole, enti locali, terzo settore, sindacati e organizzazioni locali di Protezione civile» per far sì che tutti gli studenti esclusi di fatto «siano intercettati e ricevano dispositivi e connessione». L’Alleanza parla inoltre di «interventi straordinari e provvedimenti mirati per il dopo Covid», all’insegna di un sistema di welfare ridefinito e snello. Perché l’attuale, spiega, è «sfilacciato e affaticato» e incapace di rispondere alle nuove, inedite sfide. Tra le proposte avanzate, la costituzione di Centri operativi comunali (Coc) che dovrebbero gestire l’emergenza sociale garantendo i livelli essenziali delle prestazioni come stabilito dall’articolo 22 della legge 328/2000. È richiesta anche la rimodulazione delle risorse non spese del fondo nazionale per le politiche sociali 2013-2015, ma «sulla base di criteri condivisi». Ancora, è suggerita l’elaborazione di piani regionali per i cosiddetti servizi alternativi a disabili, minori e anziani, come previsto dalla circolare n.1 del 27 marzo scorso. Al Governo l’Alleanza chiede pure che, in tema di politiche sociali, «si torni a una politica di area vasta ripensando l’attuale configurazione dei distretti socio-sanitari, poco adeguati alle esigenze dei cittadini più fragili». Poi, che il cosiddetto terzo settore non sia trattato come «il fattorino della solidarietà»: perché il mondo delle associazioni e del volontariato semmai, rimarca il cartello, è «un contenitore privilegiato di competenze ed esperienze con il quale il governo deve confrontarsi. Tanto più ora, nella fase della post-emergenza che vedrà molte attività chiudere; in tanti perdere il lavoro. Molte più famiglie scivolare in situazioni borderline». (ug)