Palermo. “Si confermano le nostre preoccupazioni per quel che riguarda la situazione economica dell´Isola”. Lo sostiene Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia, commentando cosi´ la decisione dell´agenzia Standard&Poor´s di abbassare il rating della Regione. “La Sicilia -prosegue il sindacalista- vanta gia´ un debito di cinque miliardi e sappiamo che dovra´ contrarre un nuovo mutuo di uno miliardo per fare fronte alla situazione disastrosa in cui versano gli Ato. Ma il declassamento rendera´ piu´ difficile ottenere questi finanziamenti e peggiorera´ un bilancio assolutamente precario. Ecco perche´ la Uil ha chiesto che si affrontino subito temi come il taglio dei costi della politica, di sprechi e di clientele e soprattutto di modificare le funzioni dei poteri locali, evitando cosi´ inutili duplicazioni. Le consulenze della Regione non possono piu´ crescere mentre rischiamo di non trovare nemmeno i soldi per pagare gli stipendi. Abbiamo chiesto -continua Barone- maggiori finanziamenti per il credito d´imposta e norme di politiche attive del lavoro che possano favorire sviluppo e occupazione. Il prossimo 3 ottobre – conclude- saremo presenti all´incontro concordato dal presidente Lombardo e chiederemo che si eviti una discussione generica ma si definisca invece un calendario di impegni verificabili per dare risposte concrete a queste emergenze”.
Categoria: Politica
Regione, Barone: “Ecco le nostre proposte”
Dalla Formazione ai tagli ai costi della politica. Dalle industrie ai servizi per i cittadini. La Uil Sicilia, guidata da Claudio Barone, insieme alla Cisl, scende in campo per chiedere al governo regionale e all’Ars interventi concreti per lo sviluppo dell’Isola.
“La Uil Sicilia esprime forte preoccupazione per le penalizzazioni che la manovra del governo nazionale potrebbe comportare per la nostra regione. In particolare il taglio dei trasferimenti ai Comuni rischia di riflettersi in maniera pesante sui servizi ai cittadini. Inoltre la Regione siciliana ha un debito di 5 miliardi di euro che dovrebbe aumentare ulteriormente e che comporta un onere per interesse consistente. Per invertire questo trend è importante dare un segnali concreti. Sul taglio dei costi della politica appare insufficiente un semplice atto di indirizzo per la riduzione del numero dei parlamentari e dei loro privilegi per la riduzione delle consulenze e del ricorso a professionalità esterne, che spoglia la macchina burocratica regionale, piuttosto ipertrofica, delle sue funzioni. Chiediamo, quindi, di aprire un confronto che metta insieme il taglio dei costi della politica, la razionalizzazione dei poteri locali e i servizi da erogare alle imprese e ai cittadini. E’ assolutamente imprescindibile, anche sulla base delle previsioni nazionali, procedere all’abolizione delle Province. La Regione siciliana lo potrebbe fare, recuperando l’impostazione originale dello Statuto che prevede i Consorzi dei Comuni. Bisogna evitare però di cacciarsi in pasticci come gli Ato Rifiuiti e gli Ato Idrici, che in totale eclissi di responsabilità, hanno creato un debito di dimensioni esplosive: la vera remora per la realizzazione della loro riforma. Per quanto riguarda la spesa sanitaria, la più importante voce del bilancio regionale, riteniamo importante che si sia proceduto a sanzionare l’operato dei manager in deficit. Ma adesso serve realizzare interventi di carattere strutturale, accelerando il processo di deospedalizzazione e potenziando la medicina sul territorio in modo da migliorare la disponibilità dei servizi utili per i cittadini, ridurre le spese ospedaliere improprie e quelle per trasferte sanitarie fuori dalla nostra regione. In tal senso è anche importante integrare la spesa socio-sanitaria – come chiedono i sindacati dei Pensionati – con le risorse che fanno capo agli assessorati Sanità e Famiglia. Così come è necessaria una legge organica per le politiche sociali e per la non autosufficienza. Per l’Istruzione bisogna evitare il taglio di migliaia di posti di lavoro nelle scuole siciliane. Siamo quindi d’accordo con il ricorso presentato alla Corte costituzionale per difendere la potestà della Regione siciliana sul dimensionamento scolastico. Per quel che riguarda la Formazione professionale abbiamo accettato di modificare un sistema non più sostenibile e di passare il carico finanziario dal bilancio regionale al Fondo sociale europeo, che ha notevoli risorse per questo settore. Tuttavia bisogna evitare macelleria sociale come accadrebbe se non si riconoscesse il trattamento di malattia o di maternità ai lavoratori. Ma soprattutto bisogna evitare che l’aggiudicazione dei progetti sulla base della normativa europea possa diventare un grimaldello per moltiplicare gli enti di formazione e riaprire con nuove assunzioni. Siamo contrari in linea di principio alla norma del governo nazionale che penalizza le Regioni a Statuto speciale in ordine al co-finanziamento delle risorse del Fondo sociale europeo. Tuttavia la Regione siciliana ad oggi riesce a certificare a Bruxelles solo il due per cento delle risorse disponibili. E’ fondamentale sviluppare capacità progettuale e accelerare le gare di appalto per dare risposte occupazionali al settore edile oggi in crisi profonda, e realizzare infrastrutture fondamentali per la nostra regione. Sono assolutamente importanti i collegamenti del Corridoio 1 Palermo-Berlino per realizzare la vocazione di una Sicilia piattaforma logistica di accesso all’Europa, come tra l’altro investitori cinesi ci stanno continuando a chiedere. Fondamentale anche gli investimenti per la rete Tlc a larga banda. Per quanto riguarda il Settore energetico, ricordiamo che nella nostra Isola si produce il 25% del raffinato nazionale. Chiediamo, quindi, il rilancio dell’accordo di programma di Siracusa e gli interventi sulle infrastrutture portuali di Gela. Occorrono i rigassificatori ed è necessario realizzare eolico e solare in condizioni di trasparenza e legalità. Per questo chiediamo che il confronto sul piano energetico regionale non sia solo formale ma consenta di verificare i tempi di realizzazione degli interventi. Per dare sostengo alle occupazione produttiva si è fatto ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga, che vanno ulteriormente resi disponibili e potenziati. Sono importanti anche gli strumenti per consentire ai giovani l’accesso al mercato del lavoro. Quindi, oltre al credito d’imposta per investimenti, chiediamo quello per il lavoro, misure per il sostegno dell’apprendistato e degli stage formativi nelle aziende. E’ fondamentale rendere disponibili canali di credito efficienti per il sistema delle imprese, che su questo terreno hanno sofferto in maniera pesantissima gli effetti della crisi e delle misure volte a controllarla. Riteniamo importante rilanciare l’idea della creazione di un forte Istituto di medio-credito regionale, che possa davvero fungere da riferimento per le esigenze delle imprese. La riorganizzazione delle partecipazioni regionali va fatta puntando principalmente sull’efficienza dei servizi da fornire ai cittadini e al territorio. Per esempio per il Turismo è fondamentale organizzarsi in modo da consentire l’acceso ai siti museali e monumentali anche la domenica. Occorre procedere anche a riforme non onerose, come quella del commercio, e alla riorganizzazione dei Consorzi Asi. La difesa dell’occupazione passa attraverso questi interventi che segnalano alle imprese, come quelle che dovranno intervenire per salvare il Polo industriale di Termini Imerese, che c’è una regione attenta a favorire lo sviluppo. Uil e Cisl sosterranno con la contrattazione articolata a vari livelli, anche sulla base delle nuove normative, tutti gli strumenti che possano favorire e rilanciare il lavoro produttivo nella nostra Regione”.
Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia.
Appello a Napolitano, Barone: “Sostegno per recuperare l’autonomia regionale siciliana”.
PALERMO. “La Uil Sicilia lancia un appello, al presidente Giorgio Napoletano e a “tutti gli uomini di buona volontà”, per sostenere, non solo oggi, il recupero dell’autonomia regionale siciliana”. Lo afferma il segretario generale, Claudio Barone, che aggiunge: “L’Isola oggi potrebbe essere una vera e propria porta di accesso dal Mediterraneo verso l’Italia e l’Europa e fonte di ricchezza e di sviluppo. E’ necessario però – continua il leader della Uil – dire basta a sprechi e clientelismo e soprattutto non fermarsi alle celebrazioni ufficiali ma riaprire un confronto vero che dia risposte concrete alla crisi”. Per questo la Uil Sicilia, insieme alla Cisl, organizzerà manifestazioni di protesta alla riapertura dell’Ars.
No al rinnovo contrattuale dei dipendenti della Regione, sindacati sul piede di guerra
Il Governo regionale ha previsto all’interno della bozza di legge finanziaria (art.4 comma 5), lo stop al rinnovo contrattuale 2010-2011 e 2012 per i dipendenti della Regione Siciliana e il blocco dei rinnovi contrattuali già scaduti, relativi al biennio economico 2008-2009. Cisl Fp, Uil Fpl e Sadirs si dichiarano assolutamente contrari: “Chiediamo al Governo e ai parlamentari di recedere da tale intento, in quanto lesivo dei diritti dei lavoratori e del potere d’acquisto delle famiglie. Proclamiamo fin da adesso lo stato d’agitazione e siamo pronti a scioperi e manifestazioni”.
Sicilia e-Servizi: Fondi e assunzioni per la SPA mangiasoldi
È un carrozzone che l’Ars vuole chiudere. Ma a Sicilia e-Servizi, la società finita nell’occhio del ciclone per i software milionari pagati dalla Regione e per le operazioni poco trasparenti con il personale, la giunta Lombardo dà il via libera a 250 assunzioni e al riconoscimento di crediti per 63 milioni di euro, in parte nemmeno fatturati. E aprendo inoltre le porte a nuovi affidamenti alla controllata.
Ed è subito bagarre: il Pdl propone la mozione di sfiducia all’assessore all’Economia Gaetano Armao. “Armao ha scritto l’ordine del giorno, votato dall’Ars, che impegnava il governo a bloccare gli affidamenti a Sicilia e-Servizi e a chiudere la società, invece in giunta calpesta la volontà del parlamento”, attacca Innocenzo Leontini, capogruppo del Pdl, che tira in ballo anche il capogruppo del Pd, Antonello Cracolici “con il quale sulla questione e-Servizi c’era stato un accordo politico chiaro in aula”. Secca la difesa dell’assessore: “La delibera sarà resa operativa solo previo parere delle commissioni Bilancio e Affari istituzionali dell’Ars, occorre comunque sbloccare i progetti già affidati e che servono alla Regione, come il sistema per i controlli sugli accessi negli assessorati”, dice Armao. Di certo il governo Lombardo ha preso atto della proposta di accordo con il socio privato di Sicilia e-Servizi, e cioè Sicilia e-Servizi Venture (a sua volta di proprietà di Engineering ingegneria informatica spa).
L’accordo prevede il via libera al cosiddetto “ripopolamento”, con 250 assunzioni in Sicilia e-Servizi. In azienda circola già una lista di persone da assumere nella società regionale tra quelle che lavorano, o hanno lavorato, per e-Servizi Venture.
Ed è una lista zeppa di parenti di politici: da Giuseppe D’Orsi, figlio del presidente della Provincia di Agrigento, a Giuseppe Storniolo, figlio della responsabile del cerimoniale della presidenza della Regione, a Giovanni Di Stefano, ex segretario dei giovani dell’Mpa e Vincenzo Lo Monte, fratello di Carmelo, deputato dell’Mpa. O, ancora, Nicola Barbalace, consigliere comunale del Pd a Messina, Deborah Civello, cognata del parlamentare del Pdl Francesco Scoma, Maria D’Aì, figlia del sindaco di Misilmeri (Pid) e Filippo Fraccone, consigliere comunale a Palermo passato dall’Udc all’Mpa. Ma l’assessore Armao assicura: “La selezione sarà fatta attraverso evidenza pubblica, non ci saranno corsie preferenziali per nessuno”.
Nell’atto d’accordo proposto in giunta dal ragioniere generale Vincenzo Emanuele e da Emanuele Spampinato per Sicilia e-Servizi, la Regione s’impegna poi a versare i 63 milioni di euro di crediti vantati dalla società, anche se “in relazione a tale crediti sono state emesse fatture per il limitato importo di 38,4 milioni”. Ma c’è di più: la Regione anticipa anche 35 milioni che invece dovrebbe versare a Sicilia e-Servizi il socio privato. “La Regione ha già finanziato questi crediti con progetti affidati a e-Servizi, tutto è stato vistato dalla Corte dei conti, adesso si sbloccano le somme nel tentativo di far lavorare a pieno regime la società su vecchi progetti”, dice Armao. L’opposizione annuncia una mozione di sfiducia ad Armao e un esposto alla Corte dei conti.
“Non capiamo perché una società regionale deve assumere 250 persone se in questi anni il socio privato ha avuto 150 milioni di euro per formare personale del settore”, dice il deputato Fabio Mancuso. “Armao sta calpestando le prerogative dell’Ars – dice il capogruppo del Pdl, Innocenzo Leontini – Abbiamo votato un ordine del giorno scritto dallo stesso Armao che impegnava il governo a sospendere gli affidamenti a Sicilia e-Servizi e ad avviare le procedure per chiudere la società. Invece in giunta fa esattamente l’opposto e garantisce perfino i crediti del socio privato: deve dimettersi subito”.
BARONE:”I COSTI DELLA POLITICA SONO TROPPO ALTI”
25 marzo 2011 – PALERMO. I costi della politica sono troppo alti ma soprattutto gravano sulle spalle dei cittadini. Lo sostiene la Uil che ha lanciato una campagna nazionale all’insegna della lotta agli sprechi. Secondo il dossier è emerso che, senza intaccare i processi democratici, si potrebbe determinare una riduzione del 20% dei costi diretti e indiretti della politica. “La madre di tutti gli sprechi è ovviamente mamma Regione. I nostri parlamentari guadagnano più dei senatori della Repubblica. Per non parlare dei trattamenti pensionistici e dei privilegi di cui godono: dalle auto ai buffet sino alle missioni”. Lo ha detto Claudio Barone, Segretario Generale della Uil Sicilia, dopo l’incontro che si è svolto a Palermo, alla presenza di Carmelo Barbagallo, Segretario Organizzativo della Uil. E Barone ha precisato: “Per risparmiare i nostri politici hanno abbassato il costo di un caffé alla buvette della Regione da 0,40 a 0,36 centesimi. Mentre un pasto completo viene offerto ai parlamentari a circa 9 euro contro i 13 del Senato. Peccato però che i costi sono al contrario aumentati. La spesa infatti è passata da 700mila euro, nel 2010, a 870mila”. Ma non finisce qui. Nella lista degli sprechi siciliani c’è anche l’autoparco composto da 177 mezzi comprensivi di autisti: 66 a stretto uso della Regione. Gli altri invece a disposizione di Tar, Cga, Avvocatura e altri uffici dello Stato. “Per capire meglio – ha aggiunto il leader della Uil – facciamo un paragone tra la Sicilia e la Lombardia, regioni paragonabili per estensione territoriale ma diverse per numero dei cittadini. Nella seconda infatti c’è il doppio della popolazione siciliana. Bene, i nostri parlamentari sono 90 (uno ogni 54 mila cittadini) contro gli 80 consiglieri lombardi (uno ogni 118 mila). E limitiamoci al dato numerico, perché fino ad oggi visto che la nostra regione è a Statuto speciale, non si è mai potuto realizzare un confronto dei rispettivi bilanci. Abbiamo salutato come positiva – ha continuato Barone – la recente approvazione della legge sulla semplificazione amministrativa, perché dare tempi certi alle procedure burocratiche è fondamentale per incentivare lo sviluppo nell’Isola. Tuttavia ha preoccupato il primo effetto di questa norma. Ovvero la moltiplicazione delle poltrone di direttore e l’aggravio delle spese della sede della Regione a Bruxelles”. E il sindacalista ha spiegato: “E’ stata da poco bocciata la norma che prevedeva la riduzione del numero dei parlamentari: 90 in Sicilia contro i 70 consiglieri della Lombardia, regione con il doppio dei nostri abitanti. Questo sindacato non è certo fautore dell’anti-politica ma ritiene che i lussi dei politici sono pagati dai cittadini. Se ne abolissimo anche solo una parte, potremmo abbattere le addizionali regionali e creare servizi sul territorio. Come assistenza agli anziani e ai disabili. Prevenzione sanitaria. Scuole migliori e doposcuola. Musei sempre aperti e infrastrutture. Tutte cose – ha spiegato Barone – che potremmo realizzare se solo utilizzassimo le risorse per il bene comune, che dovrebbe essere il fine della politica”.
Costi della politica, dati e iniziative domani a Palermo per la campagna nazionale della Uil
24 marzo 2011 – Palermo : “Facendo a meno di tre commissioni regionali, due musei potrebbero restare aperti tutto l’anno. Senza tre auto blu, invece, si potrebbe istituire una classe di scuola materna. E ancora, rinunciando a un direttore generale si garantirebbe assistenza domiciliare a 40 persone non autosufficienti mentre con 100 consulenti in meno ci sarebbe un asilo nido in più”.
Sono solo alcuni dei dati raccolti dalla Uil, che ha deciso di fare il punto sui costi della politica.
Per fare chiarezza il sindacato ha lanciato sul territorio nazionale una serie di iniziative. A Palermo la Uil Sicilia ha organizzato un incontro per domani, venerdì 25 marzo, presso il San Paolo Hotel in via Messina Marine 91.
Saranno presenti, tra gli altri, Carmelo Barbagallo, segretario organizzativo della Uil e Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia.
Doppia preferenza nelle elezioni degli Enti Locali: norma osteggiata.
Un fulgido esempio di ipocrisia, quello offerto ieri sera dall’Ars. La gran parte dei deputati (uomini), che a parole appoggiavano o almeno non osteggiavano la norma sulla seconda preferenza di genere, alla prova dei fatti l’ha affossata. E l’ha fatto nel modo peggiore, nascondendosi dietro l’anonimato del voto segreto. Mentre abbiamo apprezzato la tenacia dell’On. Marianna Caronia e delle altre deputate, che hanno con forza e fino all’ultimo difeso la norma, non possiamo non condannare l’atteggiamento di coloro che pensano di continuare a vivere su rendite di posizione ignorando il contributo importante che le donne possono dare a una Regione che, come la Sicilia, ha urgente bisogno di rinnovarsi.
La Uil, auspica che alla fine prevarrà il buonsenso e fin da adesso assicura il massimo contributo a qualsiasi iniziativa si vorrà intraprendere per assicurare alle donne una maggiore presenza nelle istituzioni. Non saranno i giochetti parlamentari a fermare il processo che è stato messo in moto.
Berlusconi contro il Quirinale
ROMA (MF-DJ)–Silvio Berlusconi spara contro il Quirinale e rilancia la riforma della giustizia. Si tratta di giorni ormai e il Governo presentera’ le modifiche di legge in un Cdm straordinario annunciato dal premier lo scorso fine settimana. Processo breve, intercettazioni e riforma costituzionale del CsM sono i punti salienti. Possibile anche la reintroduzione dell’immunita’ parlamentare. “Serve un processo in tempi giusti come ci e’ stato piu’ volte sollecitato anche dall’Unione europea, dal quale trarrei qualche beneficio essendo protagonista unico nella storia di tutti i tempi” con “103 procedimenti avviati su di me”, ha affermato il presidente del Consiglio davanti a una platea di sostenitori del Pdl riunita a Palazzo Reale a Milano per presentare alcune iniziative del partito. Berlusconi ha parlato anche di intercettazioni, confermando la necessita’ di accelerare l’iter del disegno di legge alla Camera perche’ l’uso che se ne fa in Italia “non e’ da Paese civile”. Nel giorno della ripresa del processo che lo vede imputato per frode fiscale nell’ambito del procedimento su presunte irregolarita’ commesse da Mediaset nella compravendita dei diritti televisivi e cinematografici, Berlusconi si cala nella parte della vittima del sistema giudiziario. “Sono disperato” esordisce attaccando nuovamente la sinistra che bolla, a suo dire, ogni proposta in tema di giustizia come un tentativo di creare leggi ad personam. “Se c’e’ di mezzo Berlusconi non si puo’ fare una legge giusta”, dice il premier riferendosi al processo breve. Di piu’, “non uso il telefonino perche’ e’ sottoposto a intercettazioni” rivela il Cavaliere; anche se nell’ambito del caso Ruby il suo non era tra i portatili intercettati perche’ la legge tutela gia’ le utenze del presidente del Consiglio, cosi’ come i suoi uffici. Arriva quindi l’affondo sul Colle. “Quando il Governo decide di fare una legge, questa prima deve passare” dal Quirinale al vaglio “di tutto l’enorme staff che circonda” il capo dello Stato, che “interviene puntigliosamente su tutto”, ha detto il presidente del Consiglio. “Se al capo dello Stato e al suo staff la legge non piace, questa torna in Parlamento. E se non piace ai giudici la impugnano e la portano alla Corte Costituzionale che la abroga”, rincara Berlusconi. Berlusconi attacca nuovamente anche il presidente della Camera, accusato di aver bloccato ogni riforma della giustizia per un suo patto occulto con i magistrati. “C’era un patto di Fini con i magistrati e l’Anm, e tutte le cose che non andavano bene ai magistrati venivano stoppate”. Ora, senza la zavorra dei finiani, il premier si sente le mani libere. “Andremo avanti e ce la metteremo tutta fino in fondo nel nostro percorso di riforme, perche’ il 51% di italiani mi ama mentre tutti gli altri mi odiano”. Poco prima aveva sciorinato i suoi ultimi sondaggi, secondo i quali il Pdl e’ al “30,6%”. gug guglielmo.valia@mfdowjones.it